domenica 9 novembre 2014

A proposito di leadership

Venerdì 17 ottobre 2014 è venuto a farci visita a L’Aquila, presso la sede di HR Services, Mario Di Loreto. Ascoltando il Responsabile di People Value di Telecom Italia mi è venuta in mente una citazione di John Quincy Adams, il sesto presidente degli Stati Uniti, in carica dal 1825 al 1829:
If your actions inspire others
to dream more,
learn more,
do more,
and become more,
you are a leader.
Mi sono chiesto Nella nostra azienda, in Telecom Italia, ci sono persone che ci ispirano, ci fanno sognare, ci offrono l’opportunità di apprendere e ci fanno diventare migliori?
(La traduzione è adattata al livello dell’aspettativa: anche senza il “more” potrebbe essere sufficiente).
Ebbene, nel corso della sua conversazione Mario Di Loreto ci ha spronato a sognare di più e a diventare migliori.
Trovandosi in un contesto di formazione, ha evidenziato il prestigio della Scuola Superiore Guglielmo Reiss Romoli e ha dato a tutti noi che ci abbiamo lavorato la possibilità di riassaporare i momenti indimenticabili trascorsi con dedita passione in quella che è stata un’eccellenza nella formazione aziendale italiana e che, nonostante il tempo passato e le esperienze trascorse, è una memoria ancora vivida nei cuori dei colleghi Telecom che l’hanno frequentata.
Continuando, Mario Di Loreto, da vero leader, ha decisamente ispirato e coinvolto l’uditorio su diversi argomenti tanto che mi sono fatto una seconda domanda Tutti noi che lavoriamo in Telecom Italia possiamo diventare leader?
Non sono in grado di rispondere, se non limitatamente alla mia personale esperienza aziendale nella quale ho avuto a che fare, a diversi livelli, con colleghi con spiccate doti di leader, come pure con colleghi senza alcuna leadership. Mi accorgo però che dietro alla domanda si cela forse un desiderio, una aspirazione: quella di far parte di un’azienda in cui tutti, a ogni livello, possano porsi come obiettivo il traguardo di diventare leader al fine di renderla più competitiva e soprattutto propositiva.
John Quincy Adams, parlando del leader si sofferma principalmente sulle sue capacità personali: è leader colui che ispira altri e li esorata a sognare di più, a imparare di più, a dare di più, a diventare di più. Io aggiungerei che un leader: ascolta, partecipa, incoraggia, dà fiducia, osa, ammette i propri errori, critica per costruire, apprezza.
Circa un secolo dopo un altro presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt (in carica dal 1933 al 1945), mette in evidenza la sua capacità di leadership ponendo l’accento sulla relazione fra le persone e aggiunge così un’altra caratteristica fondamentale al profilo del leader:
I'm not the smartest fellow in the world, but I can sure pick smart colleagues.
È evidente quindi che il leader, oltre a possedere specifiche caratteristiche individuali, ha anche una forte capacità di attrarre a sé e di coinvolgere per dirla con Mario Di Loreto, “elimina le distanze fra ciascuno di noi, stabilisce una relazione di prossimità” promuove e sostiene quella che viene chiamata Intelligenza Collettiva, in cui il gruppo, come unico individuo unanime, esalta le specificità dei singoli, abbattendo o minimizzando le barriere gerarchiche e comunicative che, specialmente di grandi aziende, rappresentano una pesante zavorra.

Oggi, è sempre più importante essere un’azienda ben organizzata e orientata verso modelli “cooperativi e lean” che, in contesti di concorrenza selvaggia come quelli che stiamo vivendo, sono in grado di esaltare soprattutto il “Valore” offerto a clienti sempre più esigenti.
L’aver menzionato due citazioni di due presidenti degli Stati Uniti è stata una pura coincidenza, ma certo non è un caso che il presidente del più grande stato democratico del mondo debba essere un leader.